21 feb 2015

La Terra Cava non esiste, fu solo un errore di trascrizione.

La sconvolgente scoperta dell'Accademia del Kamut.


Si sono spesi fiumi di inchiostro, e fior fiori di filosofi e ricercatori hanno tentato invano, nel tempo, di stabilire se dietro la leggenda della Terra Cava potesse esserci un fondo di verità. Così non è, come ci svela il team di ricerca dell'Accademia del Kamut, al termine di un lavoro durato sei settimane, tre ore e cinquantuno minuti.
Tutto ha origine nel '500 circa, quando il nobile Visconte Mevda, nel dettare una lettera da inviare alla Duchessa di Strasatti, costretto dalla necessità e dal suo incipiente analfabetismo, si rivolge ad uno dei suoi servi ordinandogli di mettere su carta le sue parole. Unico problema: il Visconte Mevda soffriva di un'acuta forma di rotacismo (comunemente detta “r moscia”).
Il povero servitore, ignaro, si limitò dunque a scrivere tutto ciò che le sue orecchie percepivano.
La lettera, che iniziava con un eloquente “Amatissima Duchessa”, si concludeva così: “la attendo con affetto nella tevva cava, dove tvascovvemmo insieme l'infanzia”
Nessun mistero quindi, nessun luogo nascosto: dopo tanti anni in cerca della verità, sappiamo adesso che la terra cava altro non fu che un errore di trascrizione di Mevda.


Il posacenere a mappamondo di Mevda, a lungo erroneamente ritenuto altra prova dell'esistenza della Terra Cava.