Ancora un caso di malasanità coinvolge
il Monoclinico di Castelzunzato.
Giovedì. Alle otto e trenta del mattino, il signor A.B. entra in
sala operatoria per una comunissima operazione di riverniciatura del
fegato. Dopo quaranta minuti il dottor Pimpo esegue la sutura e
conclude così l'operazione, che in apparenza risulta perfettamente
riuscita: A.B. ha un bel fegato giallo metallizzato. Dimesso e
tornato a casa però, il paziente ha cominciato ad avvertire una
forte pesantezza all'addome, oltre a presentare un vistoso
rigonfiamento all'altezza proprio dello stomaco.
Visto che il fastidio non accennava a
passare, A.B. è dunque ritornato in ospedale dove, eseguiti i dovuti
esami, è stata accertata la causa dei suoi problemi: per motivi
decisamente poco chiari, la troupe medica che aveva eseguito
l'operazione aveva dimenticato dentro al suo corpo l'anestesista.
“In effetti” dice la dottoressa
Scartel, “ricordavo che in sala operatoria fossimo entrati in sei,
ma all'uscita eravamo solo cinque”. Una seconda rapida operazione e
l'uomo è stato rimosso senza ulteriori problemi dal corpo di A.B.
“Non so come sia successo” ha poi
dichiarato l'anestesista subito dopo essere uscito dal corpo dove per
qualche ora era stato rinchiuso, “stavo dando le ultime mani di
vernice, e quando mi sono voltato ho visto che mi avevano chiuso
dentro”.
Questa volta non ci sono state
conseguenze, e il primario può tirare un gran sospiro di sollievo;
ma i casi sospetti si moltiplicano nel piccolo centro ospedaliero di
Castelzunzato: solo il mese scorso il dottor Trovatello, chirurgo da
fame internazionale, era entrato troppo presto in sala operatoria ed
aveva finito per operare un lettino vuoto. Il tutto a pochi giorni di
distanza dal disguido che aveva portato il reparto di chirurgia
plastica ad eliminare l'ombelico di un paziente.
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