Non sono mai stato convinto dei miei mezzi ma neanche dei miei interi. Interi anni noiosi, interi lustri poco lustri. Una barba, ma in barba alla barba decisi un giorno di fare la mia mossa: pedone avanti di due, ma sulle strisce. E poi correre, nudi, urlando: matto in tre mosse. Uno mi fa "questo non è buon costume!", ma essendo nudo non ho alcun costume addosso. Arriva la neuro, forse è per quello che vede costumi invisibili. Ah no, cercano me, chissà se mi trovano.
"Come mi trovate?"
"Decisamente fuori"
"In effetti fa freschetto"
Camicia, maniche lunghe lunghe. Fa niente tanto è inverno. Le pareti sono imbottite, e anche i panini che mi portano: panini integrali, mangiati a frazioni, un boccone virgola due per volta. L'ultima volta che mi hanno chiuso qua dentro non mi hanno dato un compagno di cella, e neanche adesso. Dovevo immaginarlo. E lo immagino di nuovo, ho il compagno di cella immaginario. E me lo immagino come uno che ha un compagno di cella immaginario, che sono io. Immaginario collettivo. Immaginatevi la scena.
Quando mi dimettono sono una persona posata, a terra e di peso dagli infermieri sul marciapiede.
Un tipo mi fa "su con la vita" e giacché son seduto mi aiuta rialzarmi. Mi sento sollevato. "Forte sto tipo" penso. "Mi chiamo Egismondo Dei Marmi" fa lui. Apperò! Forte, Dei Marmi!
Ma adesso è tempo di scegliere che strada percorrere, anche se preferisco quelle per camminare. È tempo di pensare al futuro: penserò.
24 ott 2013
20 ott 2013
Capocromo - Solopanelle sospesa per palla senziente
L'arbitro costretto a sospendere a metà
della prima frazione di gioco
Capocromo, sabato.
E' il 26' del primo tempo quando Steve
Brioscia, attaccante della Polisportiva Solopanelle, si presenta a tu per tu con
il portiere avversario e lo supera con una finta, salvo poi cadere
rovinosamente a terra: pare evidente il contatto con la mano
dell'estremo difensore, e l'arbitro, il signor Valdo Teremin, indica
senza indugio il dischetto. Per quanto il portiere del Capocromo
protesti con veemenza, neanche i suoi compagni sembrano convinti
della sua buona fede e non fiatano in sua difesa.
Ma ecco che, dopo aver sistemato il
pallone per l'esecuzione, Brioscia viene interrotto da un perentorio
“Oh insomma, ti sei buttato!”. Attimi di smarrimento, i giocatori
si guardano l'un l'altro e il signor Teremin estrae il cartellino giallo, pronto all'ammonizione. “Guarda che ti ho visto benissimo!” ripete la
voce, ed ecco che il guardalinee scopre l'arcano: a parlare è il
pallone.
Intorno all'oggetto parlante si raduna
il capannello degli atleti in campo. Ne nasce un acceso dibattito,
tra chi accusa il portiere avversario di ventriloquismo e chi prende
in mano il pallone per esaminarlo in cerca di altoparlanti nascosti.
Quello però non desiste dal suo interloquire “e passi essere preso
a calci tutto il tempo, ma quando uno si butta così non si può mica
stare zitti”.
Viene chiamato un team di esperti per
prelevare quella che ormai sembra proprio essere una bizzarra forma
di vita. Ma dal momento che, una volta giunti sul posto, questi non
possono assicurare che almeno il pallone di riserva sia inanimato,
l'arbitro è costretto a sospendere il match.
Rimarrà da stabilire se, nella nuova
data decretata per l'incontro, si dovrà ripartire o meno dal calcio
di rigore assegnato; probabile un ricorso alla moviola e alla
testimonianza del curioso essere palloniforme, ammesso che venga
giudicato attendibile dalla giustizia sportiva.
“Comunque non mi ero buttato” è il
laconico commento di Brioscia.
Una possibile nuova forma di vita? La
palla passerà adesso alla scienza. In tutti i sensi.
19 ott 2013
5 ott 2013
Chirurghi dimenticano anestesista dentro il paziente
Ancora un caso di malasanità coinvolge
il Monoclinico di Castelzunzato.
Giovedì. Alle otto e trenta del mattino, il signor A.B. entra in
sala operatoria per una comunissima operazione di riverniciatura del
fegato. Dopo quaranta minuti il dottor Pimpo esegue la sutura e
conclude così l'operazione, che in apparenza risulta perfettamente
riuscita: A.B. ha un bel fegato giallo metallizzato. Dimesso e
tornato a casa però, il paziente ha cominciato ad avvertire una
forte pesantezza all'addome, oltre a presentare un vistoso
rigonfiamento all'altezza proprio dello stomaco.
Visto che il fastidio non accennava a
passare, A.B. è dunque ritornato in ospedale dove, eseguiti i dovuti
esami, è stata accertata la causa dei suoi problemi: per motivi
decisamente poco chiari, la troupe medica che aveva eseguito
l'operazione aveva dimenticato dentro al suo corpo l'anestesista.
“In effetti” dice la dottoressa
Scartel, “ricordavo che in sala operatoria fossimo entrati in sei,
ma all'uscita eravamo solo cinque”. Una seconda rapida operazione e
l'uomo è stato rimosso senza ulteriori problemi dal corpo di A.B.
“Non so come sia successo” ha poi
dichiarato l'anestesista subito dopo essere uscito dal corpo dove per
qualche ora era stato rinchiuso, “stavo dando le ultime mani di
vernice, e quando mi sono voltato ho visto che mi avevano chiuso
dentro”.
Questa volta non ci sono state
conseguenze, e il primario può tirare un gran sospiro di sollievo;
ma i casi sospetti si moltiplicano nel piccolo centro ospedaliero di
Castelzunzato: solo il mese scorso il dottor Trovatello, chirurgo da
fame internazionale, era entrato troppo presto in sala operatoria ed
aveva finito per operare un lettino vuoto. Il tutto a pochi giorni di
distanza dal disguido che aveva portato il reparto di chirurgia
plastica ad eliminare l'ombelico di un paziente.
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